Blog aperto- venerdì 11 novembre 2011-

Il cantastorie era colui che andava in giro a cantare “storie” per paesi e città, attività già nota dalla metà dell’800, egli di solito si fermava in una piazza, all’angolo di una strada, in un mercato, dove c’era tanta gente di passaggio e lì incominciava a cantare, a suonare, a esibire i suoi fogli e i suoi cartelloni e tutti si radunavano ad ascoltare e a guardare. Un po' come facciamo noi in rete, esibiamo i post e gira e rigira la voglia di raccontare viene fuori. Da piccola sognavo di fare la cantastorie,ero affascinata da questa figura e le loro storie che tanto bene raccontavano.
Blogspot ha realizato in parte questa mia fantasia di bambina, ma a quando vedo e leggo, la figura del cantastorie è solo cambiata, si è trasformata e qui in rete chi in un modo e chi in un altro, un po' tutti " cantiamo le nostre storie" Natale si accosta, con lui i ricordi e i volti amati ritornano e con loro un po' del nostro passato. Nell'attesa del Santo Natale ricorderemo e ci racconteremo. Questi racconti che ho radunato e messi insieme ve li dono con l'augurio di un Santo Natale! Perchè noi bloggers, siamo i moderni cantastorie.


domenica 13 novembre 2011

Costantino racconta...

MARTEDÌ 8 NOVEMBRE 2011


C'erano poche comodità. D'inverno si stava al caldo nella stalla, nella bella stagione ci si lavava nelle rogge. Io, minuscolo com'ero, avevo un vantaggio, occorreva poca acqua per me.
Mio papà Gaudenzio coltivava barbatelle, le talee della vite.
Il ragioniere faceva l'assicuratore, veniva una volta all'anno dalla città, con la sua millecento, a riscuotere la polizza incendio.
Per noi era una festa, e lui si fermava volentieri a cena.
Risotto, quello buono con i fagioli, preparato dalla mia nonna, salami della duja, una fetta di gorgonzola, corniole e pere del nostro giardino.
Una bottiglia di Greco bianco, della collina dei Dinuni, sopra la frazione Balchi.

Brava persona, esperto di infinite cose, il ragioniere aveva molta influenza su mio padre, soltanto lui poteva convincerlo a comperare gli strumenti della modernità.
Era il mio alleato.
Nel '56 lo invogliò ad acquistare l'automobile, una giardinetta belvedere.
L'anno dopo, la televisione: "Gaudenzio, è un sacrificio per te. Ma aiuterà il tuo bimbo, che comincia le elementari, a riuscire negli studi. Me lo vedo studiare legge, diventerà, forse un giorno, qualcuno...".
Poi i servizi igienici in casa.
"Sì, è una comodità, ma ogni volta mi costerà almeno una lira", tentò una difesa mio papà.
Avevo sedici anni quando il ragioniere prese commiato, andava in pensione.
"Venite a trovarmi, vi offrirò il caffè del bar. E tu, Costantino, studia!".
A ventitrè anni mi laureai in legge. Il mio svagato modo di essere mi impedì di festeggiare. Però mi venne in mente, con un non percepito sorriso, che una missione era compiuta.
Ma erano, ormai, gli anni settanta.
E la televisione, spesso, la spegnevamo annoiati.

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