7, lunedì

- È quest'operaio, - rispose il maestro, - che è venuto a lagnarsi perché il suo figliuolo Carlo disse al suo ragazzo: Tuo padre è uno straccione.
Il padre di Nobis corrugò la fronte e arrossì leggermente. Poi domandò al figliuolo: - Hai detto quella parola?
Il figliuolo, - ritto in mezzo alla scuola, col capo basso, davanti al piccolo Betti, - non rispose.
Allora il padre lo prese per un braccio e lo spinse più avanti in faccia a Betti, che quasi si toccavano, e gli disse: - Domandagli scusa.
Il carbonaio volle interporsi, dicendo: - No, no. - Ma il signore non gli badò, e ripeté al figliuolo: - Domandagli scusa. Ripeti le mie parole. Io ti domando scusa della parola ingiuriosa, insensata, ignobile che dissi contro tuo padre, al quale il mio... si tiene onorato di stringere la mano.
Il carbonaio fece un gesto risoluto, come a dire: Non voglio. Il signore non gli diè retta, e il suo figliuolo disse lentamente, con un fil di voce, senza alzar gli occhi da terra: - Io ti domando scusa... della parola ingiuriosa... insensata... ignobile, che dissi contro tuo padre, al quale il mio... si tiene onorato di stringer la mano.
Allora il signore porse la mano al carbonaio, il quale gliela strinse con forza, e poi subito con una spinta gettò il suo ragazzo fra le braccia di Carlo Nobis.
- Mi faccia il favore di metterli vicini, - disse il signore al maestro. - Il maestro mise Betti nel banco di Nobis. Quando furono al posto, il padre di Nobis fece un saluto ed uscì.
Il carbonaio rimase qualche momento sopra pensiero, guardando i due ragazzi vicini; poi s'avvicinò al banco, e fissò Nobis, con espressione d'affetto e di rammarico, come se volesse dirgli qualcosa; ma non disse nulla; allungò la mano per fargli una carezza, ma neppure osò, e gli strisciò soltanto la fronte con le sue grosse dita. Poi s'avviò all'uscio, e voltatosi ancora una volta a guardarlo, sparì. - Ricordatevi bene di quel che avete visto, ragazzi, - disse il maestro, - questa è la più bella lezione dell'anno.

Avevo otto anni, fu il primo libro che lessi e l'ho riletto tante volte, mi piaceva e poi avevo solo questo, più lo leggevo e più mi sentivo meglio. Amai tutti i personaggi di questo libro, amai anche Nobis, l'antipatico.
Frequentavo la terza elementare e una mattina sentimmo bussare alla porta, all'avanti della suora entrò un signore, ci alzammo in piedi per salutare.
Il signore con la mano ci fece segno di sederci, poi si tolse il cappello e rivolgendosi alla suora chiese il permesso se poteva parlare con noi.
Ci guardò serio e si presentò
Ragazzi, sono il papà di Vincenzo, sono venuto per dirvi che Vincenzo non vuole più venire a scuola e piange sempre.
Racconta che voi lo prendete in giro, perchè è grasso e- aggiunse-voi non potete capire siete piccoli ma non è colpa sua
Mi promettete ragazzi di non prenderlo più in giro? Un coro di voci si alzò gridando Si signore, lo promettiamo. Il signore ci sorrise e ci ringraziò, ringraziò la suora e passando accanto a Vincenzo l'accarezzò e andò via.
Si era svolto tutto in poco tempo, io non avevo detto ne si e ne no ero catturata da quello che i miei occhi stavano vedendo, guardavo il signore mentre andava via affascinata. Era elegantissimo indossava un cappotto nero e lungo, cappello, guanti ma chi era? Il papà di Nobis? La mia fantasia mi ha fatto non solo viaggiare sempre ma mi ha regalato un qualcosa che non so spiegare cos'è.
Dentro di me e come se ci fossero tante porte e tutte aperte su orizzonti diversi e sono uno più bello dell'altro, grazie a loro la mia vita interiore è stata ed è meravigliosa!
Vincenzo, era il figlio del sindaco del mio paese e quel giorno fu la prima volta che conobbi il sindaco. Fino a quel momento la parola sindaco per me non aveva ancora nessun significato.
Suonò la campanella dell'uscita, solito trambusto in'aula mentre ci mettevamo in fila Vincenzo era rimasto seduto nel suo banchetto era così grosso che non entrava nei banchi normali, all'improvviso dietro di me sento la voce di un ragazzo che passando davanti a Vincenzo,- sottovoce gli disse-chiattone.
Vincenzo non rispose e diventò rosso rosso. Non ho mai più dimenticato quel giorno.
Nessun commento:
Posta un commento