Prima parte
Mi stavo preparando la valigia. Avevo ottenuto l'autorizzazione nel primario per uscire dall'ospedale proprio quel giovedì. Il primo giovedì del mese.
Dopo aver fatto tutti gli esami, scoprimmo perchè stavo male.
Proprio il giorno prima, il primario si sedette sul letto accanto a me, mi prese una mano e mi disse che l'indomani potevo tornare a casa, perchè ora sapevamo con precisione, quale malattia mi portassi a presso da quasi tutta una vita. Era la sclerosi multipla.
Era una malattia incurabile, che nell'arco di dieci anni, forse prima, mi avrebbe portato alla carrozzina a rotelle. Dovevo programmare la mia vita in un'ottica diversa da quella prevista. Insomma dovevo ricominciare da capo, un qualche cosa che nessuno poteva immaginare come sarebbe andata a finire.
Avrei dovuto affrontare l'imprevisto.
Alle dieci Roberta arrivò puntuale ed insieme ce n'andammo.
In macchina, non sapevamo quale strada prendere, però avremmo deciso solo dopo essere uscite dal traffico del centro. Ci fermammo vicino al Colosseo, dove c'era molto verde ed una circolazione relativa.
- Perchè non andiamo nel paese dei balocchi? Disse Roberta.
- Nooo! Quella è roba per bambini. Andiamo invece da Alice, nel paese delle meraviglie. Lì è più divertente.
- OK. Andiamo da Alice.
- OK. metti in moto alla svelta, così ci arriviamo prima di pranzo!
Ripartimmo.
Arrivammo a casa mezz'ora più tardi. Alice non c'era, però tutti gli altri, si. Avevano preparato per pranzo bistecche e patate fritte. C'era pure la frutta, molto bella da vedere, specialmente le mele rosse. Tutti le ammirarono molto, ma nessuno le mangiò. Le lasciarono li per dare colore all'ambiente. Ci fiondammo invece sulle patate fritte.
Appena finito di mangiare, dissi:
- A voi i piatti da lavare, ragazzi, io corro in vasca da bagno. Dopo un mese passato in segregazione, un bagno me lo merito.
- Si, ma non approfittartene. Te li laviamo solo per oggi. Poi te li lavi tu.
- Grazie, gioiosità inumane.
Misi molta acqua nella vasca ed anche tanto bagno schiuma, forse un pò troppo. Alcune bollicine multicolori volteggiavano nell'aria ed io cercavo di acchiapparle al volo, però si rompevano. Presi allora la zattera, quella di Tom e Jerry, che stava sul mobiletto vicino alla vasca, ma nemmeno quella stava tanto bene in equilibrio sulla schiuma. Tom e Jerry caddero nell'acqua e andarono a picco, ma se erano così stupidi da cadere nell'acqua, annegassero pure! Con tutto il sapone che c'era, almeno sarebbero morti puliti.
I ragazzi un pò alla volta, se ne andarono, ed io rimasi nell'acqua ancora per un pò.
Che bello! Ero sola, ed ero a casa mia. M'infilai l'accappatoio e andai un pò in giro per la casa. Era un mese che non la vedevo.
Arrivai alla finestra del salotto e guardai in terrazza. Nell'aiuola centrale c'era l'ulivo.
Era cresciuto dall'ultima volta che l'avevo visto; andava potato.
Oltre alle piante, nella mia terrazza c'era la vita. Una vita animale che io imparai ad amare un pò alla volta. C'erano le lucertole, le coccinelle, le farfalle ed anche le libellule. Le lucertole poi, che non scappavano nemmeno quando mi vedevano, perchè mi riconoscevano, erano incredibili.
Le libellule che una volta mi facevano schifo, ora le guardavo con occhi diversi; sembravano fatte di vetro finissimo e fragilissimo e quando il sole le illuminava erano di un'eleganza unica. Sembravano fatte di luce. Le farfalle poi, che pensavo fossero in via d'estinzione, vivevano invece a casa mia ed erano di tutti i colori possibili. Le coccinelle rosse, invece davano allegria.
Tempo addietro, mi sedetti sull'orlo di un'aiuola, e proprio sotto delle foglie multicolori, c'era una piccolissima lucertola che cercava d'imparare a mimetizzarsi. Sarà stata lunga forse tre centimetri coda compresa, ma vedere quel cucciolino nato da poco che stava imparando a salvarsi la vita, fu veramente meraviglioso. Stava imparando a salvare la propria vita, per poterla vivere.
Sarei stata capace di fare altrettanto?
Appoggiai la testa sul vetro della finestra e sospirai, e pensai a quanto dura fosse la vita. Ma ce l'avrei fatta! Non so come, ma ero sicura che in qualche modo ci sarei riuscita. In fondo, avevo perso solo l'ultimo sogno rimastomi, gli altri li avevo persi tutti strada facendo.
Non era importante vivere solo per vivere, ma lo era per me, ora. Dovevo vivere almeno fino a che non fossi riuscita a far diventare i miei figli grandi ed autosufficienti.
Avevo assolutamente bisogno di almeno altri otto anni di vita.
Comunque bisognava che incominciassi a tirarmi su le maniche. Ma no, non era necessario. Le maniche tirate su, lo erano già da tanto tempo. Dovevo solo continuare a tenerle così.
Magari con l'aiuto di Alice. Magari con l'aiuto di un sogno nuovo, piccolino e se anche irraggiungibile, un sogno che mi tenesse compagnia, e mi aiutasse a vivere almeno con un pò di serenità.
le immagini del blog di Luc.
I bloggers, sono i cantastorie moderni.Lucia l'ho conosciuta
virtualmente ma poi la nostra amicizia si rafforzò e ci sentivamo
per telefono quasi tutti i giorni, per due anni. Poi un giorno non rispose più
Lucia è stata una grande Donna, ironica, intelligente e mi diceva
che non aveva tempo per la diplomazia e quello che pensava doveva dirlo.
Ma lei vedeva sempre giusto. Quante cose ho appreso da Lei. Cara Lucia mi scegliesti
come amica e per me fu una gioia e un onore.
Un bacio, da rosy.
(Questa, è una storia vera del Virtuale)
(Questa, è una storia vera del Virtuale)