Blog aperto- venerdì 11 novembre 2011-

Il cantastorie era colui che andava in giro a cantare “storie” per paesi e città, attività già nota dalla metà dell’800, egli di solito si fermava in una piazza, all’angolo di una strada, in un mercato, dove c’era tanta gente di passaggio e lì incominciava a cantare, a suonare, a esibire i suoi fogli e i suoi cartelloni e tutti si radunavano ad ascoltare e a guardare. Un po' come facciamo noi in rete, esibiamo i post e gira e rigira la voglia di raccontare viene fuori. Da piccola sognavo di fare la cantastorie,ero affascinata da questa figura e le loro storie che tanto bene raccontavano.
Blogspot ha realizato in parte questa mia fantasia di bambina, ma a quando vedo e leggo, la figura del cantastorie è solo cambiata, si è trasformata e qui in rete chi in un modo e chi in un altro, un po' tutti " cantiamo le nostre storie" Natale si accosta, con lui i ricordi e i volti amati ritornano e con loro un po' del nostro passato. Nell'attesa del Santo Natale ricorderemo e ci racconteremo. Questi racconti che ho radunato e messi insieme ve li dono con l'augurio di un Santo Natale! Perchè noi bloggers, siamo i moderni cantastorie.


mercoledì 7 marzo 2012

Fantasie di bambina

Qui
Da bambina ,andavo sempre a sedermi nella piazzetta del mio paesino. Ancora oggi, se chiudo gli occhi, la mia mente mette a fuoco ogni suo particolare. Una piccola piazzetta, con quattro panchine, scarne e rotte dal tempo, al centro una piccola vasca tonda, la poca acqua che c’era, era tutta ombreggiata di verde, per il troppo muschio. Eppure, i miei occhi la guardavano incantata, in quei pochi cm di acqua ci vedevo un intero mare, un intero mondo. Mi piaceva stare seduta in piazza, ascoltare il suono del grande orologio, in alto sulla chiesa, che cantava le sue ore quasi fosse una festa.Adoravo vedere il traffico di questa piazzetta( traffico?..cinque anime) Ogni mattina, la piazzetta ospitava me e quattro vecchietti, quattro figure silenziose, chiuse in un corpo arricciato dagli anni. Arrivavano alla stessa ora e alla stessa ora andavano via. Gesti sempre uguali- prima di sedersi, pulivano la panchina con un fazzoletto, poi, lentamente si sedevano, appoggiando il bastone o tra le gambe o accanto a loro. Con vestiti sempre uguali e la famosa coppola. Seduti sulla panchina i loro occhi fissavano un punto lontano, mai un sorriso sfiorava le loro labbra, mai una parola tra loro. Li guardavo, cercando di capire, cosa si nascondesse dietro alla loro rugosa fronte, cercavo di leggere sui loro volti e tra le sue pieghe il racconto della loro vita. Una cosa è certa, non dovevano esseri felici (solo oggi, capisco, che dietro ai loro silenzi , ci doveva essere tanta solitudine) Li vedevo poi andar via appoggiati ai loro bastoni, che sostenevano i loro anni, la loro debolezza e i loro pensieri, vedendoli cosi curvi, vecchi e deboli un velo di tristezza copriva il mio cuore.
Cari vecchietti , son passati più di cinquant’anni e sto qui a parlare di voi...Voi, che mai avete saputo nulla di me. A modo mio tentai di rendervi felici. Seduta in angolo, vi osservavo, cosa penssasse la mia mente di bambina non lo so! so solo che iniziai a sognare, per regalare a voi una nuova vita. Diedi un nome di fantasia a tutti e quattro, nei miei sogni vi regalavo la gioventù, vi trasformavo in quattro baldi giovanotti, il vostro bastone, diventava un bel cavallo, che voi cavalcavate gioiosi, e felici e insieme sparivamo nel vento a suon di tromba ,(la tromba era il suono dell’orologio ), per entrare insieme nel mondo delle meraviglie, dove ogni cosa era bella, la gente era tutta felice e buona e ci sorridevano, poi, c’erano tanti palloni e tanti giocattoli per me e tante belle cose per voi.
Quando aprivo gli occhi, nulla era cambiato, voi sempre seduti sulle vostre panchine, guardandovi avevo l’impressione che eravate più stanchi, forse per colpa mia? O forse anche perché la vostra mente viaggiava nella fantasia come la mia?
Cari baldi giovanotti, solo per poco le nostre vite si sono sfiorate, anche se il vostro passato mai è stato il mio, come il mio futuro mai è stato il vostro, eppure, senza saperlo mi avete regalato la fantasia che mai più mi ha lasciato. Grazie a lei, ho imparato a guardare la vita con ottimismo, in tutto cerco di vedere solo il lato buono, se poi le cose sono proprio cattive, allora la diserto, lei neanche se ne accorge della mia assenza.

Miei cari e ignoti vecchietti, ora, che anch'io ho i miei anni, con gioia ho parlato di voi. Un ricordo il mio che raccoglie un po’ del vostro e del mio passato. Alla fin, fine come vedete qualcosa in comune lo abbiamo! Adesso vi porto nel blog con me. Mi pare di sentire quattro voci all'unisono che mi chiedono, cos’è il blog? Boh! Non so dirvi, forse il blog sono le panchine del virtuale...?! Non lo so! vedremo!
Adesso vi posso anche dire che da bambina anch'io ero sola, più sola di voi! Sulle vostre spalle c'era scritto il racconto di una vita già vissuta, che vi faceva compagnia. La mia la dovevo ancora scrivere e viverla...
 Questo fu uno dei miei primi post. Rosy.

9 commenti:

Massimo Caccia ha detto...

...una panchina virtuale...mi piace come espressione. Sottolinea che oggi gli spazi che si aprono per non sentirsi soli sono altri e nuovi. L'importante è che la nostra vita non si chiuda in un guscio cibernetico.
Buona giornata.

Tomaso ha detto...

Cara Rosy che bello leggere questi post, è un forte piacere poter chiudere gli occhi e rivivere tante cose e tanti episodi, grazie di averli condivisi con tutti noi.
Tomaso

il monticiano ha detto...

Bambina e già viaggiavi con la fantasia. Ma questa, per la fortuna di chi ti legge, ancora ti è rimasta e io ne sono particolarmente felice.
Un abbraccione,
aldo.

L'angolo di raffaella ha detto...

Cara Rosy, anche io ho vissuta questa fase fantastica.
Abitavo ed abito vicino vicino alla piazza e da piccola mi piaceva stare seduta su una delle panchine della villa comunale a guardarmi intorno e fantasticare...
Bellissimo questo tuo ricordare e raccontare...
Bellissimo recuperare queste sensazioni e queste emozioniche hanno nutrito la nostra infanzia.
Un bacio

riri ha detto...

Cara Rosellina è un affresco di vita vissuta, un pezzetto di vita sognante, lasciata su una "panchina"..è bello leggere questi tuoi ricordi, di vecchietti silenziosi che avevano già visto tutto, dato tutto alla vita e tu, con la tua fervida fantasia a dialogare con loro senza parole...

Auguri, a te "giovane amica", oggi dovremo festeggiarci, ma ogni giorno deve essere l'8/3..baci

Giancarlo ha detto...

8 Marzo..Quanta strada è stata fatta in questi ultimi decenni nella direzione della emancipazione e liberazione della donna, ma ne rimane ancora tanta da fare, che 8 marzo sia festa della donna tutto l'anno!!...ciao

gattonero ha detto...

La poesia della panchina, la poesia del blog, la poesia del post: un cesto di poesia che rallegra lo spirito, amaramente.
Ciao.

Costantino ha detto...

Un gran bel ricordo,fanciullezza e vecchiaia che procedono appaiate per un pochino di strada,pur sapendo che poi le strade,ineluttabilmente, si divideranno.
Buona domenica,Costantino.

Tomaso ha detto...

Che bello cara Rosy che tu lo abbia nuovamente pubblicato così mi hai dato l'opportunità di leggerlo, è veramente bellissimo questo tuoi racconto.
Tomaso

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