Buon Natale! In questi giorni di clima festivo, ritorno facilmente a rievocare la mia infanzia, quando la mia famiglia era completa: Papà, mamma e tre fratelli. Una pratica che si chiama nostalgia, bisogno di appartenenza. L’appartenenza si allargava oltre le mura domestiche, in quei tempi. Noi bambini appartenevamo a tutto il borgo. Eravamo vigilati e protetti da un patto solidale fra genitori.
La rievocazione è condensata e non rispecchia tempi dettagliati.
E’ come un quadro di Chagall in cui gli elementi convergono fluttuanti. Figure, ambienti, espressione dei volti , il sorriso, la mano che porge, un richiamo, la radio che suona, abbassa il volume, le donne che fanno la spesa, la pasta, lo zucchero, il caffè, la farina, accartocciati nella carta paglierina. La conserva di pomodoro, il grana, il pecorino sardo che costa meno, le aringhe, il baccalà, la fetta di cioccolata, nella carta velina. L’olio: un quarto, mezzo litro, tre quarti, la bottiglia portata da casa. La bilancia Berkel, i grammi, attenti ai grammi! Il conto, attento al totale! L’ho ripassato tre volte! Mi raccomando, non so fare di conto, mi fido! Segna sul libretto, pagherò con il Raccolto! Voci…voci di donne e di papà che serviva le donne, Nino…Nino …nel campo dalle cinque a zappare, la salute, il raccolto, ti pagherò! Non hai pagato, la salute prima, capisco,il conto…E’ Natale!, sei bambini, la pasta, il pecorino, la conserva, l’olio… e una fetta di cioccolata: E’Natale! Nou qui
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