Eppure è una favola. Come Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Pinocchio... Favole molto utili all'educazione dei bambini, ma favole; e lo diciamo chiaramente ai bambini che sono favole, senza nulla togliere alla validità pedagogica di questi strumenti educativi. Perché invece non si può dire che Babbo Natale è una favola?
Si mette sullo stesso piano Babbo Natale e Gesù Bambino.
Che Babbo Natale porti i doni è una favola. Che Gesù Bambino porti i doni è una verità.
Perché Babbo Natale non è mai esistito, Gesù Bambino sì. Attraverso la bontà dei genitori e dei parenti che fanno i doni si esprime concretamente la bontà di Dio che si è rivelata in Gesù. Non si esprime invece nessuna bontà di Babbo Natale.
Questa pagina è tratta dal libro "OSCAR E LA DAMA IN ROSA" di Eric-Emmanuel Schmitt, edizioni BUR.
Oscar ha solo dieci anni, ma la sua vita sta già per finire. La leucemia lo sta uccidendo. E lui lo sa. Lo sa ma non può parlarne con nessuno, perché i grandi per paura fanno finta di non saperlo.
Nell'ospedale in cui Oscar passa le sue giornate solo l'anziana volontaria vestita di rosa, che va sempre a trovarlo, capisce la sua voglia di risposte. Lui la chiama Nonna Rosa: è una ex lottatrice di catch.
Un giorno ho detto a un medico (è Oscar che parla):
«Ma perché non mi dicono semplicemente che morirò?».
Allora il medico ha fatto come tutti all'ospedale: è diventato sordo. Se dici "morire" in un ospedale, nessuno sente. Puoi star sicuro che ci sarà un vuoto d'aria e che si parlerà d'altro. Ho fatto la prova con tutti. Tranne con Nonna Rosa. Allora stamattina ho voluto vedere se anche lei in quel momento diventava dura d'orecchi.
«Nonna Rosa, ho l'impressione che nessuno mi dica che morirò».
Mi ha guardato. Avrebbe reagito come gli altri?
«Perché vuoi che te lo dicano se lo sai già, Oscar?».
«Ho l'impressione, Nonna Rosa, che abbiano inventato un ospedale diverso da quello che esiste veramente. Fanno come se si venisse all'ospedale solo per guarire. Mentre ci si viene anche per morire».
«Hai ragione, Oscar. E credo che si commetta lo stesso errore per la vita. Dimentichiamo che la vita è fragile, friabile, effimera. Facciamo tutti finta di essere immortali».
Abbiamo taciuto un momentino per riflettere un po'.
«E se scrivessi a Dio, Oscar?».
«Ah no, non tu, Nonna Rosa!».
«Cosa, non io?».
«Non tu! Credevo che non fossi bugiarda».
«Ma non ti dico bugie...».
«Allora perché mi parli di Dio? Mi hanno già raccontato la frottola di Babbo Natale. Una volta basta!».
«Oscar, non c'è alcun rapporto fra Dio e Babbo Natale».
«Sì. È la stessa cosa. Ti riempiono la testa di tutti e due!».
«Immagini che io, una ex lottatrice di catch con centosessanta tornei vinti su centosessantacinque, di cui quarantatré per K.O., possa credere per un attimo a Babbo Natale?».
«No».
«Beh, io non credo a Babbo Natale ma credo in Dio. Ecco».
Ovviamente, detto così, cambiava tutto.
«E perché dovrei scrivere a Dio?».
«Ti sentiresti meno solo».
«Meno solo con qualcuno che non esiste?».
«Fallo esistere».
Si è chinata verso di me.
«Ogni volta che crederai in lui, esisterà un po' di più. Se persisti, esisterà completamente. Allora, ti farà del bene».
«Che cosa posso scrivergli?».
«Confidagli i tuoi pensieri. I pensieri che non dici sono pensieri che pesano, che si incrostano, che ti opprimono, che ti immobilizzano, che prendono il posto delle idee nuove e che ti infettano. Diventerai una discarica di vecchi pensieri che puzzano, se non parli».
«O.K.».
«I tuoi genitori non ti hanno mai parlato di Dio, Oscar?».
«Sì. Solo una volta. Per dire che non ci credevano. Loro credono giusto a Babbo Natale. Il giorno in cui sono tornato da scuola dicendo loro che dovevano finirla di raccontare fesserie, che sapevo, come tutti i miei compagni, che Babbo Natale non esisteva, avevano l'aria di cadere dalle nuvole. Siccome ero piuttosto furioso di essere passato per un idiota nel cortile della ricreazione, mi hanno giurato che non avevano mai voluto ingannarmi e che avevano creduto sinceramente che Babbo Natale esistesse, e che erano molto delusi, ma davvero molto delusi nell'apprendere che non era vero! Due autentici deficienti, ti dico, Nonna Rosa!».
Presa da qui
2 commenti:
Ciao cara, é una bella storia. Capisco bene questo pensiero molto profondo.
In Ungheria il sei dicembre festeggiamo San Nicola.Nella notte del 5 gennaio "San Nicolò" distribuisce dolci nelle calzature dei bambini "buoni", come fa la Befana a gennaio in Italia. San Nicola fu vescovo di Mira. Era nato a Patara nella Lisia (Asia Minore). La storia ci dice che morì nell'anno 350. Ma perché é diventato un "portatore di doni" ai bambini? Non lo so esattamente, solo che originalmente metteva doni nelle scarpe dei poveri ragazzi.E questo va bene.
Quanto al Babbo Natale, é tutt'altra cosa. Qui nel tempo della dittatura comunista (che voleva estirpare -fra l'altro- le religioni ed i fedeli) volevano far sparire il Gesú Bambino ed al suo posto hanno messo il Babbo Natale che qui si chiamava Babbo dell'Inverno. E qui la tua storia comincia ad assomigliare alla situazione di oggi in Ungheria. I fedeli chiedono doni al Gesú Bambino mentre gli ateisti si rivolgono al Babbo d'Inverno (che é un'invenzione).
Baci e buona attesa del Gesú Bambino
Cara Caterina anche in Francia si festeggia san Nicola
e in quel giorno arrivano i doni ai bambini, come la befana da noi.
A riguardo ti racconto un episodio abbastanza divertente.
La sorella di mia madre raggiunse con i bambini il marito in Francia. Il primo anno che festeggiarono san Nicola i bambini chiesero alla mamma se il santo avesse portato i doni anche a loro.
La zia disse di no e se i bambini del posto avessero chiesto qualcosa, loro dovevano rispondere
Che erano arrivati da poco e san Nicola non li conosceva ancora....i soldi non c'erano.
Il signore accanto saputo il fatto non trovò giusto la faccenda e passò tutta la notte chiuso ne suo garage
e preparò ai tre bambini tre slitter per andare sulla neve.
La mattina presto il signore bussò alla porta di mia zia e le diede i doni per i bambini.
I bambini felici trovarono anche loro i doni e corsero in piazza dove c'erano altri bambini e giocarono sulla neve.
Dove abitava mia zia la neve scendeva a metri.
Questa cara Caterina è davvero una bella storia di vero amore e di solidarietà verso il prossimo.
Grazie per la tua bella spiegazione.
Ti abbraccio e ti auguro una buona settimana.
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